La prestazione migliore viene offerta dalla sola protagonista, Marta Torbidoni, che cantava per la prima volta non solo in anfiteatro ma anche nel ruolo di Aida. La sua principessa etiope conquista per il bel timbro della voce, il controllo dei fiati e l’eleganza del fraseggio con cui restituisce l’adeguato spessore tragico ai tormenti del suo personaggio. Certo, si avverte che il suo cotè vocale è prettamente da soprano lirico come testimoniano alcuni gravi non a fuoco, ma Torbidoni regge bene alle asperità del ruolo ed esce a testa alta con voce luminosa e per nulla affaticata dall’impervio terzo atto, vero banco di prova da cui molte altre colleghe più blasonate non sono uscite indenni.